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Alpeggi in Valle del Basso...


   Visita agli alpeggi in Valle del Basso...
(sul versante sinistro orografico)

alpeggio in Valle del Basso...

 Ritorno nella tranquilla Valle del Basso per visitare i numerosi alpeggi (non tutti...), sparsi sul solatio versante sinistro idrografico della valle (anche perchè sul versante opposto, oltre il Rio del Basso, di alpeggi ce ne sono veramente pochi... e tra questi spicca il più "dimenticato", il solitario Alpe Cortenuovo (che a dispetto del nome, è abbandonato da chissà quanto tempo) visitato durante : questo giro).

 La Valle del Basso è una valle ancora "viva"... gran parte delle baite sono state ristrutturate (e per altre ci sono lavori in corso), e bisogna dire che il lavoro è stato fatto solitamente bene, senza realizzare cose strane che si intonano poco con la tradizione e l'ambiente, e inoltre c'è ancora chi porta gli animali nel periodo estivo (ricordo anni fa, che passando dall'Alpe Basso, si vedevano animali di vario genere, mucche, pecore, capre, maiali, galline...).

 I pendii erbosi piuttosto ripidi su questo versante, fanno si che in inverno quando le nevicate sono abbondanti, possano scivolare a valle slavine anche imponenti, viste ad esempio in : questo giro.

 

 Il percorso descritto in questo giro si svolge quasi sempre su sentieri (più o meno evidenti e più o meno segnalati), e non ci sono particolari difficoltà a parte naturalmente i pendii ripidi in alcuni tratti.

 Per la zona visitata in questa occasione, il riferimento è la mappa della Geo4Map Val Grande foglio 14 su cui i sentieri di questa zona, sono riportati correttamente.


 

 Con Fiorenzo partiamo dal (limitato) parcheggio nei pressi di Patqueso dove inizia il classico e frequentato percorso segnalato che scende all'Alpe Crotte posta dopo il ponte sul Torrente Loana (inizialmente si nota la frana che scende nel versante del Rivo del Vallone, frana che sembra essere presente già da un paio di anni, ma che in verità notiamo per la prima volta...); poi superato anche il Rio del Basso giungiamo all'Alpe Aglio 1025 m. dove abbandoniamo il percorso segnalato per salire a monte delle baite (non quelle iniziali nel bosco, ma le successive dove si nota il lungo tubo del camino...), dove si trova la traccia che dopo un traverso iniziale sale la dorsale dell'Alpe nell'Oro (sentiero M10a attualmente non segnalato).

 Il sentiero sale piacevolmente con regolari tornanti e passando tra i noccioli (alcune piante sono piuttosto grosse, segno che hanno ormai una certa età...) si arriva ad un rudere a circa 1210 m. e poi, dopo un tratto nella faggeta, si sbuca su terreno aperto giungendo alla prima baita dell'Alpe nell'Oro 1383 m.

 Senza difficoltà si risale la panoramica dorsale verso le baite superiori, con belle vedute verso la dirimpettaia zona dell'Alpe Cortino e La Cima (e la Val Vigezzo in lontananza), mentre verso sud-ovest oltre al vicino versante del Moncucco, il panorama si apre gradualmente verso l'inconfondibile Pizzo dei Diosi e la cresta della Costa Nera.

 La salita prosegue verso la zona dell'Alpe Anfirn ma prima si passa dal grosso rudere nella zone dal "Balmet" 1619 m. (toponimo che in verità non pare molto adatto per questa lunga costruzione....), si notano i resti di un trave carbonizzato... probabilmente tracce di un incendio che ha accelerato il degrado della costruzione; poi si raggiunge l'Alpe Anfirn a circa 1620 m. dove arriva il sentiero segnalato M08 dalla Cappella di Larecchio 1694 m. che andiamo a visitare con una breve digressione.

 Tornati ad Anfirn proseguiamo verso ovest raggiungendo (dopo alcuni ruderi) le due baite dell'Alpe Porcella circa 1700 m. che appaiono in stato di abbandono (anche se ancora in ottime condizioni); in alto si vede la bella Costa Scarone che sale al rinomato Pizzo Ragno (Costa Scarone parzialmente percorsa in discesa anni fa, dopo la salita al Ragno e al Nona da Orcesco, vedi : questa pagina).

affresco in Valle del Basso...

 Verso ovest si vede la dorsale su cui si trovano in ordine sparso, le numerose baite di ai Saldè, ma prima scendiamo con percorso libero la ripida dorsalina che porta all'abbandonata e panoramica Alpe ai Funtan 1633 m. (il toponimo lo si comprende per la presenza di varie sorgenti in tutta questa zona, e anche il rio che scende nel canale posto ad est, si chiama Rivo delle Fontane...); risaliamo a riprendere il sentiero M08 che con un bel traverso in una zona boscosa, e "accompagnati" da un piccolo gruppo di simpatiche caprette, porta al corposo gruppo delle baite superiori di ai Saldè 1637 m. (il Casaletto sulla Geo4Map, ma il toponimo Casellit lo abbiamo trovato riferito alle baite situate parecchio più in basso).

 Continuiamo la traversata lungo un ottimo sentiero in parte "costruito" che percorre questo interessante versante, si supera il canale del Rivo dei Casalitt (che più in basso diventa il Rio dell'Erta, canale che traverseremo nuovamente al ritorno più in basso in una zona più "impervia"), raggiungiamo la dorsale del Cedo e precisamente le baite sottostanti il bivacco dove si può ammirare un bell'affresco, da queste baite risaliamo al bivacco del Cedo dove facciamo una breve pausa. Fino a qui, dalla partenza, circa 3 ore e mezza.

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 Dal Bivacco di al Cedo 1560 m. il sentiero M08 per il Geccio e il Pizzo Ragno, traversa in salita superando il canale successivo circa 70 metri più in alto, in questa occasione invece traversiamo in discesa (sud-ovest) verso la baita sottostante, un bell'esempio di abitazione e stalla realizzata con le tipiche modalità costruttive usate in zona (in alto non si può non notare l'appariscente sagoma rocciosa del "Castello" che raggiungeremo poi dal versante opposto...); scendendo ancora verso l'ultima baita posta su questa dorsalina, si nota sul versante opposto, oltre il canale del Rio del Castello, un interessante tratto di sentiero costruito, era questo il sentiero usato in passato per raggiungere la zona del Geccio (lo si intuisce anche camminando lungo il tratto con gradini incisi nella roccia, dove la roccia è levigata dai numerosi passaggi degli alpigiani e naturalmente in particolare degli animali, durante i tempi passati...).

 Oltre il canale, e risalendo la dorsalina, la traccia diventa poco visibile, essendo quasi scomparsa nel tempo sul versante prativo, comunque seguendo vaghe tracce di animali si sale raggiungendo il rudere a circa 1650 m. e poco più in alto il largo sentiero "ufficiale" che conduce all'imponente stallone del Geccio 1774 m. (ritornando in zona dopo parecchio tempo, noto che ci sono dei "lavori in corso" e l'alpe appare sempre "viva" e utilizzata); di fronte si vede l'accidentata cresta della Costa Nera (superata sulle residue tracce di un vecchio sentiero per traversare ai Baitini, vedi : questa pagina, mentre nel fornale sulla sinistra sotto la Costa nera si trova uno di quegli alpetti raramente visitati, l'Ape Garbalina... vedi : questa pagina.

 A questo punto, vista la relativa poco distanza e dislivello, decidiamo di risalire ancora un centinaio di metri lungo il sentiero per il Ragno, raggiungendo un tratto su roccette (paletto, a 1888 m.) dove una buona traccia traversa verso nord entrando in una sorta di valletta che conduce al luogo di estrazione della pietra ollare, dalla inconfondibile roccia del "Castello" (ul Casctéll).

al Castello (estrazione petra ollare)

 Il luogo è piacevole e interessante, sarebbe meritevole di una visita anche senza la presenza "storica" della pietra ollare...

  Alcuni link a riguardo :

  su Wikipedia : Steatite  -  La pietra ollare in Val Vigezzo  -  Museo Archeologico della pietra ollare

 

 Ritorniamo al "sentiero di una volta" che traversa il Rio del Castello lungo il percorso seguito all'andata, e scendiamo ancora per visitare la baita posta più in basso sul versante, a 1557 m. sempre ben mantenuta (e si nota il bell'orto adiacente...), da qui risaliamo brevemente alle baite inferiori del Cedo da dove scendiamo brevemente lungo il percorso M10e verso il sottostante gruppo di baite di alla Spada (che però non raggiungiamo), cerchiamo il sentiero "non ufficiale" riportato sulla mappa e troviamo subito un vecchio cartello di legno (dove la scritta ormai si è cancellata), che indica il percorso che traversa il versante e il canale successivo; questo è risultato l'unico tratto "impegnativo" (se così si può definire), di tutta l'escursione, in particolare un passaggio su roccette richiede attenzione in caso di roccia bagnata o coperta di foglie.

 Superato il canale del Rio dell'Erta, si arriva alle baite de i Casellit a circa 1480 m. da dove si traversa tranquillamente il versante verso est passando dagli altri gruppi di baite di al Saldè, e giunti a quella situata più ad est, si scende alla baita sottostante dove si trova il manufatto più interessante di questo giro, una originale e bella Cappella che purtroppo si presenta in stato di degrado, in particolare un muro di sostegno appare precario, e probabilmente non ci sarà la possibilità di tentare un recupero (sempre che qualcuno ne abbia l'intenzione...).

 Scendendo ancora all'ultima baita sottostante, si trova un buon sentiero che conduce a valle, su versante opposto del primo gruppo di baite di all'Erta, e infine, seguendo il sentiero M10 e poi la strada sterrata, si ritorna all'Alpe Aglio e all'Alpe Crotte, da dove la usuale risalita finale riporta al parcheggio a lato della strada della Val Loana.

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 Per questo giro, poco più di 7 ore. Difficoltà E/EE

    Settembre 2020.


 Foto e testi © www.in-valgrande.it (E-mail)
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