Lasciato l'abitato di Cicogna si percorre per una decina di minuti la mulattiera per l'Alpe Prà, giunti in una zona con alcuni ruderi di baite (il Barjel) dove si trova un bivio, si lascia il percorso principale e si sale sulla sinistra, traversando un canale dove si vedono dei recenti manufatti in legno e pietra per sorreggere il terreno franoso; si continua a salire in diagonale raggiungendo la dorsale nella zona chiamata Puzz Sec, qui si trova una baita isolata a 931 m. [foto 1] (qui un vecchio sentiero proseguiva sul versante della Valgrande verso Strusa e Montuzzo); il motto boscoso vicino alla baita è chiamato il Mött de la Crúus (come dice il nome un tempo era presente una croce in legno).
Dalla baita si segue la dorsale, in questo tratto non ci sono sentieri ma il percorso non presenta difficoltà di orientamento, si sale nel bosco incontrando tratti rocciosi dove si possono vedere delle caratteristiche "lame" rocciose di micascisto; dopo un tratto roccioso più ripido, dove si inizia vedere la traccia del vecchio sentiero un tempo frequentato, si arriva su un poggio boscoso, il sentiero ora ben evidente, continua salendo in diagonale e in breve raggiunge la mulattiera che arriva da Cicogna nei pressi di un grosso masso con gli usuali segni di vernice bianco-rossa.
Si continua lungo la mulattiera con percorso sempre più panoramico, a una curva si segue la piccola traccia sulla sinistra che traversando in piano porta direttamente al masso coppellato sottostante i ruderi dell'Alpe Prà, posto in posizione panoramica verso i laghi e i Corni di Nibbio.
Il masso coppellato è una grande lastra di micascisto di circa un metro di spessore, sono presenti 35 coppelle di cui 20 sono unite da canaletti; diverse sono le interpretazioni sul significato delle incisioni, simboli astronomici, religiosi o anche una sorta di "mappa" della zona...
Superati i ruderi delle baite dell'Alpe Prà a 1223 m. e salendo sui prati si raggiunge la Casa dell'Alpino a 1250 m. notevole punto panoramico che in questa occasione, con i colori autunnali e la giornata limpida, diventa ancora più piacevole da visitare...
Dal rifugio si traversa sul prato in piano verso est raggiungendo la cresta che si scende per un breve tratto arrivando in una zona con affioramenti rocciosi di lame di scisto, in basso sulla destra sul bordo di una di questa lame si trovano cinque incisioni cruciformi fatte probabilmente con uno strumento metallico, una di queste incisioni possiede un basamento abbozzato e può essere interpretata come una figura antropomorfa.
Anche questo punto è molto panoramico, si vede sulla destra la dorsale che sale da Corte Merina, e ci si trova proprio a picco sopra Cicogna che si vede circa 550 m. più in basso.
Si ritorna verso il rifugio (sulla destra al limite del bosco di faggi, si vede un altro rudere), e si segue il sentiero che porta a Leciuri, qui si continua sul percorso segnalato che scende verso Pogallo, si passa dall'Alpe del Braco e si raggiunge la Cappelletta di Cima Selva, dove si lascia il sentiero principale prendendo la traccia che prosegue sulla destra in direzione di Cicogna [vedi anche : questa pagina].
Il sentiero che dalla Cappelletta traversa e scende verso l'Alpe la Gana, nel primo tratto è ancora in buone condizioni, questo era il percorso seguito un tempo per recarsi a Pogallo, prima della costruzione della Strada Sutermeister in basso vicino al torrente; il sentiero passa accanto a una fornace per la produzione della calce [foto 32], e traversa passando alcune decine di metri sopra l'Alpe la Gana, superato un canalino dove solitamente è presente l'acqua, si scende e si vede sulla sinistra una sentiero (che si presenta in questo tratto in migliori condizioni di quello che continua sulla destra verso Cicogna), lo si segue e passata la piccola sorgente [foto 33], si arriva all'Alpe la Gana (Le Gàne) 838 m. qui si possono vedere alcune coppelle scavate sui gradini [foto 36 e 37].
In questo luogo sono state ritrovate due lastre con incisioni molto interessanti, una lastra di calcescisto con inciso il gioco del "filetto" (quello che sta sul retro delle tavole del gioco della dama; un'altra lastra di calcescisto (la lastra di Gana) riporta simboli antropomorfi, cruciformi, coppelle e simboli sessuali femminili; queste lastre non sono visibili in loco (sono custodite dai proprietari dell'alpeggio).
Dall'Alpe la Gana un sentiero ormai imboscato e in alcuni tratti poco evidente, prosegue traversando in direzione nord verso l'Alpe Catto raggiungendo la colata di grossi massi ben visibile da lontano, qui si trova una lastra con alcune incisioni [foto 38]; una ventina di metri sopra il punto in cui si traversa la colata di sassi si trova una piccola balma [foto 39] e su una grossa lastra davanti alla balma, una profonda incisione di forma cruciforme molto rozza [foto 40]; ai lati della piccola balma sono visibili resti di muretti, segno che il luogo era frequentato, forse non come ricovero viste le piccole dimensioni, ma forse come deposito o come luogo per inumazioni.
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