- Due giorni in Alta Valgrande... Mazz, Curtin, Mottac...
Ritorno in alta Valgrande per un giro di due giorni profittando anche del lungo periodo (anomalo) di tempo asciutto e con belle giornate di questo ottobre 2017; lo spunto per questa escursione è la visita del vecchio sentiero che da Cortevecchio traversa e scende all'Alpe Valle di sotto (di cui avevo visto l'inizio nel giro precedente in zona : link), e poi la "ricerca" della baita riportata sulle mappe posta a ovest dell'Alpe Curtin (baita di cui c'erano fondati dubbi sulla sua effettiva esistenza...), ma naturalmente il giro è anche l'occasione per rinfrescare la memoria ripassando in zone che non visitavo da diversi anni...
Due giorni in Valgrande in completa solitudine...
Premosello - Stavelli - Usciolo - Quagiui - Cortevecchio - Alpe Valle di sotto - Scrivalone - Alpe Mazz(Giavine) - Alpe Curtin - Mottac - Casarolo - Borgo delle Valli - Valpiana - Quagiui - Usciolo - Stavelli - Premosello.
Partendo a piedi da Premosello Chiovenda si sale passando dall'Alpetto Cornala, La Piana, La Motta e Stavelli, proseguendo poi verso la Bocchetta dell'Usciolo 1881 m. da dove si scende a Quagiui 1563 m. e successivamente a Cortevecchio 1466 m. qui inizialmente ripeto il percorso seguito circa 15 giorni prima in : questo giro; la traccia si trova un po' più in basso rispetto alla quota di Cortevecchio e il sentiero, una volta trovato, è evidente e in buone condizioni (si trovano anche dei tagli).
Si giunge così a un bivio proprio dove il sentiero che traversa a Crot di sopra inizia a salire, in questa occasione ho seguito la traccia sulla sinistra che scende e poi traversa, sul percorso si trovano alcune piante cadute ma per la prima parte la traccia è sempre evidente, e come per il sentiero superiore, si trovano dei muretti nei tratti che superano i primi due canali (si può dire che questo sentiero è un po' il "gemello" di quello superiore... ma naturalmente questo non è ripulito).
Dopo il secondo canale, la traccia si fa via via più incerta e si perde, in questa occasione ho iniziato a scendere certamente troppo presto (trovandomi così su terreno parecchio impegnativo...), bisognerebbe invece continuare a traversare fino a portarsi sulla dorsale rivolta più verso est, dove il bosco cambia diventando una bella faggeta, qui si scende (sempre su terreno ripido), e si arriva all'Alpe Valle di sotto (Val d'zott) 1032 m. formato da due gruppi di baite allineate e rivolte verso il torrente; l'ultimo alpigiano a caricare l'alpe fu Elia Ruga, lo stesso che caricava anche Cortevecchio e Fornale, e che si spostava tra i vari alpeggi della zona a seconda della disponibilità dei pascoli per gli animali.
Dall'Alpe Valle di sotto si scende a superare il torrente, ed è stata molto piacevole la vista della (poca...) acqua presente (grazie anche alla bella luce che illuminava la scena in quel momento), visto il periodo di siccità di questo autunno 2017; raggiunto il pianoro sulla sponda opposta si trova il sentiero segnalato che si percorre verso est giungendo al guado del Rio del Ragozzale, che è anche un incrocio di sentieri, a sud-est si va verso l'Alpe Val Gabbio, mentre di fronte sale il sentierino per Casarolo (che seguirò in discesa il giorno successivo), ma in questa occasione non si supera il torrente, si segue invece la traccia (ometti), che traversa lungo il versante destro idrografico del rio.
Il percorso prosegue con alcuni saliscendi per superare dei tratti rocciosi e poi giunge all'Alpe Scrivalone 1071 m. (Scovalone sulla Mappa Rabbini), che fu caricato fino al 1949 dalla famiglia Pella (l'ultimo fu Agostino Pella, il Tinela, con le figlie), che caricavano alternativamente anche l'Alpe Mazz, passando da un alpeggio all'altro a seconda del pascolo disponibile.
Di fronte alle baite, sul lato opposto del torrente, sale un sentiero che porta a Casarolo (seguito in occasione della mia prima visita in questa zona), ma in questo caso proseguo sempre sulla destra idr. passando vicino a una parete rocciosa dove si trovano dei muretti, probabilmente un vecchio ricovero; si prosegue ancora per poi scendere al torrente (ometti), e superato il Rio di Ragozzale, sulla sponda opposta si trova il sentiero ancora evidente che sale ripido a tornanti sulla costa boscosa (all'inizio, sulla sinistra, si vede una bella cascata del Rio di Ragozzale).
Al guado faccio anche provvista di acqua, perché al Mottac quasi certamente non la si troverà visto l'attuale periodo di siccità, ma questo "peso" in più alla fine si è fatto veramente sentire, vista la salita ripida e le diverse ore di percorso prima di arrivare al bivacco... (comunque, al Mottac l'acqua non era presente, come riportato sul libro del bivacco dagli ultimi che hanno lì pernottato due giorni prima : "kein wasser"...).
La salita è a tratti ripida, e si arriva intorno ai 1360 m. dove si inizia a traversare verso nord-est, questo traverso è il tratto più interessante di questo sentiero, tra le rocce di questa zona; si supera un canale (dove è presente anche l'acqua, ma non potevo saperlo, altrimenti mi sarei risparmiato la fatica di portare l'acqua dal basso...); dopo il canale si supera un tratto franato e poi il sentiero conduce su un dosso dove si trovano i primi ruderi, e poi più avanti all'Alpe Mazz 1397 m. (Alpe le Giavine), siamo in Val di Mazz (Valle dei Massi, il toponimo deriva dalle giavine che caratterizzano questo versante).
Dall'Alpe Mazz un sentiero sale verso la costa nord-ovest del Mottac, in questa occasione, dopo un tratto ho iniziato a traversare il versante salendo più verso ovest in direzione del Curtin; il percorso è ripido ma senza particolari difficoltà e si superano alcune delle giavine che caratterizzano questo versante, sono uscito sulla cresta poco prima del traverso che porta all'Alpe Curtin 1732 m. alpeggio posto in bella posizione panoramica e che disponeva di vasti pascoli; l'ultimo alpigiano che venne qui con le mucche fu Gaudenzio Viscardi fino al 1932, in seguito fino al 1960 i pascoli furono utilizzati dai pastori per le pecore e anche per le capre.
Verso ovest si vede una traccia che porta verso alcune rocce poste sulla dorsale successiva, le mappe riportano appunto un sentiero e anche una baita situata proprio sulla dorsale; stranamente questa baita è "comparsa" sulle mappe solo a partire dal 1963...
Sulle vecchie mappe non risulta; è possibile che sia stata una svista dei cartografi (che magari vedendo il sentiero e la successiva formazione rocciosa, hanno interpretato come se ci fosse una baita); in loco non ho trovato nulla, però sotto il salto di roccia si vedeva un falsopiano e potrebbe essere che ci fosse qualcosa (anche se credo sia improbabile...), non corrisponderebbe però alla posizione sulla mappa (in questa occasione non sono sceso a vedere
perché si stava facendo tardi ed ero anche parecchio stanco, magari sarà per una prossima visita...); in ogni caso, è stato interessante giungere fino a qui dove si può avere una differente visuale sulla bella Valle di Ragozzale, che da questa posizione appare più vasta del solito...
Ritornato all'Alpe Curtin, traverso alla cresta e proseguo lungo il sentiero segnalato verso il Mottac mentre il sole inizia a calare, verso est, all'Alpe Vald di sopra, il teleobiettivo della macchina fotografica mostra che, nonostante il bivacco non sia più agibile a causa del noto incendio, la zona è sempre frequentata dagli escursionisti, si notano diverse tende...
E arrivo al Bivacco del Mottac 1690 m. in tempo per gli ultimi minuti di sole che illuminano questo panoramico dosso erboso; sempre piacevole pernottare qui (l'ultima volta era stato nel lontano febbraio 2006 durante un bel giro invernale, vedi : questa pagina).
Fino a qui, da Premosello, circa 12 ore.
- 2° Giorno :
Dopo una notte in verità non del tutto tranquilla (i topini che "abitano" al bivacco sono molto piccoli ma in compenso abbastanza rumorosi...), la partenza
avviene a un'ora un po' tarda (verso le 07:45), ma alla fine di ottobre il sole sorge tardi e soprattutto il sentiero che scende a Casarolo è, specialmente all'inizio, poco evidente, e occorre un poco di visibilità.
Dal bivacco si sale leggermente e poi si traversa verso ovest raggiungendo la dorsale che scende appunto al Casarolo; si può anche scendere poggiando poi sulla sinistra e, giunti vicino alla quota dell'alpe, traversare sulla destra, ma è più piacevole e panoramico seguire il percorso più diretto che scende la dorsale, che per un tratto diventa una bella crestina in parte rocciosa; il percorso è ben segnalato da ometti e da qualche taglio.
Questo sentiero è un ottimo esempio di come dovrebbero essere segnalati questo tipo di sentieri in Valgrande... a parte i sentieri "ufficiali" per i quali è giusto che siano presenti i classici segni di vernice bianco-rossa, per gli altri il modo corretto, o meglio "naturale" di segnalarli è proprio questo, ometti ed eventualmente dei tagli, e non la vernice che in un ambiente come questo, appare proprio fuori luogo... certo, questo modo
richiede un impegno, un "lavoro" maggiore rispetto alla vernice, ma se uno sente la necessità di andare a segnalare i sentieri, allora che lo faccia in modo appropriato...
Più in basso la traccia diventa più visibile e porta al ripiano dell'Alpe Casarolo 1225 m. (chiamato Sattarella sulla Mappa Rabbini), di cui rimangono solo ruderi seminascosti dalla vegetazione; gli ultimi alpigiani a caricare l'alpe furono i componenti della famiglia Andreolotti che vennero qui fino al 1948, Casarolo è conosciuto a causa delle vicende partigiane, come ricorda la targa posta in loco nel 2005...
Dall'Alpe Casarolo il sentiero continua la discesa della dorsale nella faggeta e raggiunge il Rio del Ragozzale all'incrocio dei sentieri dove ero transitato il giorno precedente (fino a qui, dal Mottac, circa 1 ora); superato il torrente, si segue a ritroso il tratto di sentiero percorso il giorno prima giungendo di fronte all'Alpe Valle di sotto, poi si continua con vari saliscendi fino al torrente che scende dal Vallone di Locc (il Rivo delle Locchiasse), molto bello il tratto che arriva fin qui, per merito del sole che in questa occasione illuminava la faggeta...
Una breve risalita porta all'Alpe Borgo delle Valli 1115 m. un luogo molto bello, posto sul cuneo prima della confluenza dei torrenti che scendono da Quagiui e dai Locc, e da cui si ha anche una bella visuale verso il Pedum; il toponimo Borgo appare forse un po' pretenzioso per questo alpeggio (comunque corposo), probabilmente deriva dal fatto che qui si trovavano i confini di tre comuni : Beura, Premosello e Trontano; l'ultimo alpigiano che portò gli animali a Borgo delle Valli fu Dionigi Girandi fino al 1965: qui, ormai da diversi anni, la baita che poteva essere utilizzata come ricovero, è crollata, destino inevitabile che attende le baite ancora rimaste in piedi in Valgrande...
Da Borgo delle Valli il sentiero segnalato inizia la salita nella valle del Rio Quagiui, nei pressi del canale del rio che scende da Oro delle Giavine, si trova il cartello che indica l'Alpe Valpiana 1265 m. da qui però l'alpe non si vede, la si raggiunge seguendo il sentiero sulla destra, le cui condizioni fanno capire che gli escursionisti che passano di qui, sembra non abbiano interesse a visitare questo alpeggio... eppure dovrebbe essere proprio questo uno dei motivi per venire a camminare in Valgrande, e cioè la visita agli alpeggi, testimonianza di un mondo passato che non si deve dimenticare.
Valpiana (in realtà, di piano qui c'è ben poco...), fu utilizzata ancora fino al 1967 da Romano Bionda che veniva qui con una decina di mucche e alcune decine di capre; da segnalare la caratteristica e minuscola stalla (ancora ben conservata), dove si vedono anche due piccole rastrelliere, qui venivano certamente tenuti i capretti (non c'era spazio per animali di maggiori dimensioni...).
Tornato al sentiero principale si sale giungendo ai pianori di Cà di Gubitt e Quagiui 1563 m. poi, lasciando la piacevole zona al sole, si sale all'ombra verso la Bocchetta dell'Usciolo 1881 m. (fino a qui, dal Mottac, quasi 4 ore e mezza), e infine la lunga discesa verso Premosello (dal Mottac a Premosello, circa 8 ore).
Difficoltà EE (per i tratti su sentieri secondari o in assenza di tracce, altrimenti E)