La storia, riportata dalla tradizione, che ha portato alla sua costruzione, è stata raccolta tramite le testimonianze fornite da alcuni anziani abitanti di Crealla.
La devozione alla Cappella è riferita ad un crocifisso di cui tramandano la seguente storia:
A un cacciatore capitò (probabilmente nel 1800...) di trovare sulla cima del Pizzo Marona un crocifisso di legno abbandonato così che a lui venne in mente di portarselo a casa.
Poco tempo dopo cadde ammalato. La sua malattia continuò a lungo senza dare segni di miglioramento. Allora cominciò a sospettare che tutto ciò potesse dipendere da quel suo atto nei confronti del crocifisso. Decise allora di riportarlo sul luogo del ritrovamento. Man mano che saliva sentiva di stare meglio e alla sera, tornato a casa, si sentì completamente guarito.
Questo fatto fu ritenuto da tutti miracoloso e il crocifisso divenne oggetto di devozione. Altre miracolose guarigioni seguirono a quella prima, così che si decise di costruire sul luogo una piccola Cappella.
- La vecchia Cappella fu distrutta dai Nazifascisti nel giugno del ’44, (e con essa anche il Crocifisso miracoloso); a quel tempo essa era piena di stampelle...
- Al crocifisso della Marona vi andavano in pellegrinaggio tutti gli anni quelli di Falmenta, Crealla, Gurro, Socraggio, Aurano, Scareno e Intragna.

- Quelli di
Crealla vi andavano il 16 agosto. Fino agli anni cinquanta l’intero paese faceva il pellegrinaggio insieme al parroco che poi celebrava la messa. Si portavano su tutti gli oggetti necessari, compresa una bella pioda per l’altare e un grosso messale. Molti, sia uomini che donne o bambini, usavano portare anche un po’ di sabbia per la ricostruzione della futura Cappella, (e questo è durato fino all’avvenuta ricostruzione; la nuova Cappella è stata inaugurata il 21 luglio 1985).
- Durante il ritorno, più o meno nell’area corrispondente alla depressione tra la
Marona e la
Zeda, si usava cogliere il lichene, ottimo per gli infusi per le bronchiti. Ora però non se ne trova più, probabilmente a causa dell’inquinamento causato dal traffico aereo. Sulla cresta est della Zeda si prendeva invece la genziana (Gentiana lutea).
In seguito, un po’ per volta, si cominciò ad andare alla Marona sempre più privatamente. L’ultimo viaggio in gruppo, coinvolgente ancora una buona parte del paese, fu fatto agli inizi degli anni ottanta.
- All’interno dell’attuale Cappella, si trova un’urna contenente alcune ossa, sono quelle di un partigiano, rimasto sconosciuto, ritrovato poco sotto la
Cappella della Marona nel giugno del ’44.
- Il Crocefisso miracoloso del
Capelin della Marona era oggetto di una grande devozione, c'era l'usanza, (naturalmente di nascosto), di portarsi via una piccola scheggia del Crocefisso...
Dal volume "Patrimonio culturale e religioso della Valle
Cannobina" :
- A Gurro il pellegrinaggio si faceva il giorno di S. Rocco; Si portavano alla Marona tutti gli oggetti necessari per la celebrazione della Messa...così si vedevano delle ragazze inerpicarsi col gerlo pieno di oggetti sacri per la strapiombante cresta nord del Monte Zeda.
Alla Marona ci si recava anche privatamente, gli sposi erano soliti fare simili pellegrinaggi; alcune persone facevano il pellegrinaggio per conto di altre a pagamento... tra queste a Gurro si ricorda in particolare Maria di Rumägn, come viatico le si dava un pezzo di pane...
Era costume di portare alla Cappella della Marona un quadretto raffigurante la Madonna, il Signore, Santi, ecc... si lasciava il proprio nella Cappella e se ne prendeva un altro lasciato lassù da altri pellegrini...
Lungo il sentiero della Marona si raccoglievano dei rami bresciäl (ginepro) da portare a casa, i rami si bruciavano durante i temporali.
Si portava a casa anche la cera che colava dalle candele e si metteva nei crvät (culle) dei bambini...